Esame di Stato di Italiano
2010 – 2011

Blocco A (24 quesiti ; punti : 0 – 30 in base alle risposte corrette) .
Dopo aver risposto a tutti i quesiti del bocco A di Italiano riporta su un foglio il punteggio realizzato . ( La somma dei punti realizzati sia in Italiano che in Matematica , opportunamente elaborata, ti fornirà il voto espresso in decimi ) .


A2
LA COMPAGNA DI SCUOLA
Aspettavamo la campana del secondo orario, tra undici e mezzogiorno,
pigramente raccolti, sbadigliando, intorno ai tavolini del caffè Pascoli & Giglio,
che era il caffè nostro, del Ginnasio-Liceo, sull’angolo di quella strada,
anch’essa nostra, con la via principale della città, dai borghesi detta Corso e da
(riga 5) noi Parasanghea1.
I più fortunati mandavano giù l’una dietro l’altra granite di mandorla, la più
buona cosa da mandar giù ch’io ricordi della mia infanzia: e c’era la tenda rossomarrone
che bruciava di sole come un sospeso velo di sabbia sopra i tavolini.
C’erano discorsi di grandi parole, di grandi speranze, e c’erano i pettegolezzi
(riga 10) scolari sulle medie, i temi in classe, i professori e i compagni sgobboni.
I piccoli delle classi ginnasiali si rincorrevano da marciapiede a marciapiede,
urlando, fin su allo sbocco di Piazza del Duomo che chiamavano Ponto Eusino2,
e là subito le loro urla selvagge risuonavano più larghe e cantanti quasi come su
un’aperta campagna. Là era, difatti, una campagna di sole: Piazza Duomo,
(riga 15) amplissima nel suo asfalto ancora fresco, con le sue palazzine rosse
settecentesche a semicerchio e la gradinata del Duomo dal sommo della quale si
scorgeva, oltre tetti e tetti, una striscia abbagliante di mare canuto.
Avevo sedici anni, quasi diciassette; mi piaceva ormai “fare il grande” e stare
coi grandi veri, tutti dai diciotto in su, della seconda e terza liceale, a discutere, a
(riga 20) fumare sotto la tenda color ruggine del caffè; ma ogni volta che l’urlo di uno dei
piccoli andava lontano oltre la strada sulla prateria della piazza mi sentivo nitrire
dentro e ritornare cavallino com’ero stato quando anche io dai gradini della
cattedrale spiccavo il volo radente sopra l’asfalto.
Un pezzo era che non osavo più giocare a quel modo scalpitante. Una
(riga 25) signorina della “seconda” mi aveva guardato; e avevo smesso senz’altro.
Era figlia di colonnello. Mi pareva bellissima, sebbene portasse un cappellino
che le nascondeva metà della faccia. Andava da casa a scuola, da scuola a casa
con una ragazzona dai grossi fianchi della sua classe, che le dava sempre la
destra e pareva la sua serva.
(riga 30) Appena mi sentii guardato non esitai; mi misi dietro a lei tenendo dieci passi
di distanza, e a tutte le uscite l’accompagnavo. Essa si voltava in tutto il
percorso una volta sola, quando giungeva sull’angolo della strada di casa sua.
Verso sera io ripassavo sotto le sue finestre in bicicletta più volte, e la musica di
un pianoforte scorreva sotterranea dentro alla lunga fila di alte mura fiorite. Le
(riga 35) scrissi anche: ma lei non mi rispose; solo perché in quella mia unica lettera
l’avevo chiamata Diana3, spesso mi faceva misteriosamente dire da qualche
ragazza della mia classe che Diana mi salutava.
Un giorno mi mandò un garofano rosso chiuso dentro una busta.
Mi trovavo in classe mentre la professoressa di lingue moderne scandiva
(riga 40) parole cantate di La Fontaine4. Mi ama, pensai scattando, e la professoressa mi
gridò di ripetere l’ultimo verso, e io dissi, pensando mi vuol bene, “Ma neanche
per sogno!”.
Fui cacciato dall’aula per tutto il resto della lezione; e andai a mettermi dietro
la porta della “seconda” dove abitava lei. Speravo di udire la sua voce, non la
(riga 45) conoscevo ma credevo di poterla riconoscere. Mi ama, pensavo. E la voce di
"lei" si alzò, mentre quella dolente del prete che insegnava greco a tutto il Liceo
interrogava. Era una voce come di bambina che si sveglia, con un lungo “oh” di
meravigliato raccoglimento al principio di ogni risposta. C’era un gran caldo,
sebbene fosse solo maggio, o giugno, e dalle finestre spalancate del corridoio
(riga 50) veniva odore di fieno.
Mi staccai dalla porta, la voce era diventata un’altra dentro all’aula, e mi
affacciai alla finestra, mi misi a guardare giù in un cortiletto mai visto prima, ad
osservare le foglie di un fico muoversi nel sole come lucertole, al di là di un
muricciolo.
(riga 55) Poi l’uscio dirimpetto si aprì e in una ventata di voci uscì lei, quella giovane
che mi voleva bene, vestita di verde e di azzurro sugli alti tacchi. La vidi, nei
vetri della finestra, esitare come pensasse di tornare in classe.
Sentii che arrossiva. E tremai per il bene che mi voleva che un nulla sarebbe
bastato, credevo, a cancellare via dal suo cuore. Volevo far finta di continuare a
(riga 60) guardar fuori, ma appena lei svoltò l’angolo del corridoio le corsi dietro.
Mi guardò quando la raggiunsi e nient’affatto era rossa come avevo supposto.
Era tranquilla e sorridente. Vidi che aveva gli occhi chiari, fieramente grigi nel
viso di bruna.
"Oh", mi disse: “Vado a prendere il fazzoletto che ho dimenticato. Giù. In
(riga 65) guardaroba”.
Pensai: “E se la baciassi?”.
E subito cominciò un terrore di farle male, di distruggere il bene, di perdere
per sempre la felicità di avere il garofano rosso donato da lei.
Con timida civetteria lei disse: “Dunque?”. E appena sorrise era già
(riga 70) incamminata per andar via. Ma la fermai, la chiamai col suo nome:
“Giovanna!”. Pure non trovavo parole e non sentivo che un’acqua di mulino
farmi dentro io-io-io5 e diventare calda entro di me, un turbine di io-io-io, al cui
confronto ogni cosa pareva non essere vera.

.................(Tratto e adattato da: Elio Vittorini, Il garofano rosso, A. Mondadori, 1972)


1 Parasanghea: è una parola greca che indica l’unità di misura di lunghezza usata dai Persiani.
2 Ponto Eusino: il nome classico con cui i Greci indicavano il Mar Nero.
3 Diana: era la giovinetta dea della caccia presso gli antichi Romani.
4 La Fontaine: Jean de La Fontaine (1621-1695), francese, autore di favole.
5 io-io-io: lo sciacquio dell’acqua mossa dalle pale del mulino.

Alla riga 10 , l’aggettivo "sgobboni" riferito a compagni significa :

A molto antipatici .
B molto studiosi .
C molto ingobbiti .
D molto intelligenti .

A3

A quale luogo è riferita l’espressione "una campagna di sole" (riga 14) ?

Risposta : .

A4

Nella frase «…la gradinata del Duomo dal sommo della quale si scorgeva…» (righe 16-17) , il pronome relativo "della quale" si riferisce a :

Risposta : .

A5

Che cosa significa per il protagonista "fare il grande" (riga 18) ?
Indica i tre comportamenti corrispondenti , riportando le parole del testo .

1. :

oppure :
.

2. :
.

3. :
.

A6

Come reagisce il protagonista ogni volta che sente l’urlo di uno dei piccoli ?

A Gli viene il desiderio irrefrenabile di partecipare ai loro giochi .
B Gli vien voglia di mettersi a correre come un cavallo .
C In cuor suo si sente ritornare il bambino vivace che era stato .
D Vorrebbe saltare anche lui dai gradini della cattedrale .

A7

Quale fatto induce il protagonista a rinunciare ai giochi da bambino ?
Riporta le parole del testo .

Risposta : .

A10

Dopo essere stato guardato, il protagonista mette in atto una serie di comportamenti per farsi notare dalla ragazza .
Indicane due .

1. : .

2. :
.

oppure :
.

oppure :
.

A12

Per il protagonista narratore , di che cosa è espressione il garofano rosso ?

A Del fatto che Giovanna vuole ricambiare la sua lettera .
B Dell’amore di Giovanna , che è per lui tutto il bene .
C Della passione di Giovanna per i fiori .
D Del fatto che è stata Giovanna a prendere l’iniziativa .

A13

Il protagonista viene cacciato dalla professoressa di lingue moderne perché

A sognava a occhi aperti .
B aveva una pronuncia scorretta .
C giocherellava con il garofano .
D aveva risposto con maleducazione .

A14

Il protagonista è incerto se baciare o no la ragazza perché

A ha paura che il suo sentimento non sia corrisposto .
B non crede che sia il momento adatto per farlo .
C teme di rovinare tutto con un gesto fuori luogo .
D non vuole metterla in imbarazzo davanti ai compagni .

A15

Cosa vuol dire il narratore con la frase, riferita a se stesso : «… e non sentivo che un’acqua di mulino farmi dentro io-io-io e diventare calda entro di me» (righe 71-72) ?

Il ragazzo

A si sente rimescolare tutto per l’emozione .
B teme che la ragazza possa respingerlo .
C si sente avvampare per la vergogna .
D teme di aver frainteso il comportamento della ragazza .

A18

Nel testo che hai letto l’autore utilizza una particolare tecnica narrativa , che viene definita dell’ "io narrante" .
Con questa espressione si intende che

A il narratore sa già come va a finire la storia .
B l’autore parla poeticamente dei propri sentimenti .
C l’autore narra fatti realmente accaduti .
D la persona che narra è all’interno della storia .

B1

La pubblicità mi piace, ma non se è obbligatoria
Sono sempre stato un sostenitore della pubblicità, e non solo per il beneficio
che ne traggono i gruppi editoriali, compreso quello al quale appartengo. La
pubblicità è elemento essenziale della società moderna, è l’ossigeno del
capitalismo. E contribuisce a ravvivare le nostre città, la nostra esistenza.
(riga 5) Pensate alla differenza che c’era fino all’altro ieri fra Times Square, il cuore di
New York, scintillante di luci, vivace, fantasmagorica, e la Piazza Rossa, cupa e
austera, perché priva di pubblicità in una Mosca tenebrosa. (Parlo di Mosca
quando era la capitale dell’Unione Sovietica).

(riga 10) Anche nei giornali, come nelle piazze, la pubblicità può essere ornamento e
dare allegria. L’editore del New York Times, il miglior quotidiano del mondo, ha
preso una saggia decisione quando, spinto dalla crisi in atto, ha acconsentito a
pubblicare annunci a pagamento anche in prima pagina. Per converso, certi
quotidiani di Zurigo e Francoforte, riluttanti a ogni genere di annuncio,
(riga 15) sembrano ottocenteschi. Ma gli elogi della pubblicità preludono a una critica. Da
qualche tempo il mio entusiasmo subisce un’incrinatura. Un senso di fastidio,
una forma di insofferenza. Mi sono chiesto quale ne fosse l’origine, e infine ho
capito. L’insofferenza è dovuta alla televisione.

(riga 20) C’è una differenza sostanziale fra la pubblicità nei giornali e quella nei
programmi tv. L’una sta al suo posto, l’altra è imperiosa e invasiva. Nei giornali,
sono io a decidere se guardare un annuncio o se leggere l’articolo che mi
interessa. Detengo il potere decisionale. Alla tv sono altri a decidere la
collocazione del messaggio pubblicitario, interrompendo quando gli pare e piace
(riga 25) un film o un incontro sportivo: io subisco. Tutt’al più posso fuggire: cambiare
canale, andare in un’altra stanza. Ma l’irritazione permane.

E c’è di peggio. Il passaggio repentino da una notizia tragica a una pubblicità
frivola è irriverente. Come si può tollerare che il resoconto di una strage sia
(riga 30) interrotto dall’elogio di un lassativo? Forse non c’è rimedio: non possiamo
difenderci. Tutt’al più è possibile ridurre il danno, riducendo i tempi dedicati
alla pubblicità e distribuendoli nei programmi. E questo nell’interesse di chi
paga gli spot per vendere prodotti, perché l’irritazione dello spettatore coinvolge
il prodotto reclamizzato. Ma la mia simpatia per la pubblicità come istituzione
(riga 35) del mondo moderno è messa a dura prova.

...........(Tratto e adattato da: Piero Ottone, "Il Venerdì di Repubblica", 20 febbraio 2009)

Con quale intenzione l’autore ha scritto questo testo ?

A Descrivere gli effetti della pubblicità sulla società .
B Informare i lettori sulle modalità con cui si fa pubblicità .
C Presentare i diversi tipi di pubblicità .
D Esprimere la sua opinione sulla pubblicità .

B5

Che cosa ha convinto il New York Times a pubblicare annunci a pagamento in prima pagina ?

A L’esigenza dell’editore di aumentare i guadagni .
B Il desiderio di migliorare e rinnovare il quotidiano .
C La necessità di vincere la concorrenza .
D La volontà di compiacere gli inserzionisti .

B7

Che cosa significa l’espressione "per converso" (riga 13) ?

A Al contrario .
B Per inciso .
C Di conseguenza .
D Per questo .

B9

Qual è l’oggetto della critica dell’autore ?

A La pubblicità trasmessa in televisione .
B Gli annunci troppo invasivi sulla stampa .
C Le troppe insegne pubblicitarie nelle città .
D La pubblicità frivola e priva di significato .

B13

Che cosa rende la pubblicità in tv fastidiosa? Indica quali tra le seguenti argomentazioni sono effettivamente utilizzate nel testo dall’autore e quali no .

A Lo spettatore è costretto a sottostare a decisioni non sue .
Argomentazione usata Argomentazione non usata
B La pubblicità in tv è raramente di buon gusto , spesso è sgradevole .
Argomentazione usata Argomentazione non usata
C La pubblicità interrompe arbitrariamente i programmi che si stanno seguendo .
Argomentazione usata Argomentazione non usata
D È sgradevole vedere accostati messaggi pubblicitari alla notizia di eventi drammatici .
Argomentazione usata Argomentazione non usata

B14

Con l’espressione "passaggio repentino" (riga 28) si intende un passaggio

A improvviso .
B risoluto .
C programmato .
D graduale .

C1

Leggi il periodo che segue : «Quando il pallone entrò in rete, l’arbitro aveva già fischiato la fine della partita» .

Il verbo della frase principale (aveva fischiato) esprime , rispetto al verbo della frase subordinata (entrò) , un’azione che accade

A contemporaneamente .
B prima .
C ripetutamente .
D dopo .

C4

Leggi il seguente periodo:
«Per trovare un posto al cinema e vedere il film di cui mi avevano parlato così bene , sono arrivato molto presto» .

Identifica le frasi coordinate e subordinate che formano il periodo e riscrivile nei rettangoli , una per ogni rettangolo , tenendo conto delle loro relazioni . La frase principale è già scritta .

1. : .

2. :
.

3. :
.

C5

La frase «Consumare preferibilmente entro la data impressa sul fondo della confezione» esprime

A una dichiarazione .
B un divieto .
C un obblogo .
D una raccomandazione .

C6

Leggi attentamente la voce che segue, tratta da un dizionario molto noto e diffuso .

amoreggiare ‹a·mo·reg·già·re› v. intr. (amoréggio , amoréggi , ecc. ; aus. avere)
~ Intrattenere una relazione d’amore più per galanteria o spirito d’avventura che per intensità di affetto (anche + con) : a. con una compagna di classe • Scambiarsi effusioni amorose: a. sul prato.
ETIMO Derivato di amore
DATA sec. XIV.

Adesso indica se ciascuna delle seguenti affermazioni è vera o falsa .

A Amoreggiare
è un verbo intransitivo, dunque nei tempi composti ha l’ausiliare essere .
Vero Falso
B ha lo stesso significato di amare : i due verbi sono sinonimi .
Vero Falso
C è costituito da 5 sillabe .
Vero Falso
D deriva da amore più il suffisso - eggiare .
Vero Falso
E è un neologismo (parola nata di recente) .
Vero Falso

C7

Per ognuno dei nomi inseriti nella tabella indica se si tratta di una parola base o di una parola derivata .

A Disciplina .
Parola base Parola derivata
B Calcolatrice .
Parola base Parola derivata
C Legname .
Parola base Parola derivata
D Rischio .
Parola base Parola derivata
E Deprezzamento .
Parola base Parola derivata
F Urbanesimo .
Parola base Parola derivata
G Stipendio .
Parola base Parola derivata
H Popolarità .
Parola base Parola derivata

C8

In ognuna delle seguenti frasi c’è il segno dei due punti ( : ) , ma ogni volta con una funzione diversa .
Individua in ogni frase la funzione svolta in essa dai due punti .

I dolci che preferisco sono : i bignè , i gelati , la torta al cioccolato e la crostata di frutta .

I due punti hanno la funzione di introdurre :
.

Il meteorologo ha annunciato : «Fra domani e dopodomani al nord diminuiranno le temperature».

I due punti hanno la funzione di introdurre :
.

Il capotreno fischiò : il treno si mise lentamente in moto .

I due punti hanno la funzione di introdurre :
 



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