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Il walzer del venerdì sera
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Sono arrivato
a Linz un venerdì pomeriggio di fine autunno per fare un concerto
il
giorno dopo in un locale di questa città non famosissima dell’Austria.
Ho mollato
i bagagli in albergo ed era già l’ora di mangiare e sono entrato
in un McDonald’s
proprio davanti all’hotel. […]
(riga 5) Zona centrale, molti negozi, pochi negozi belli, chioschi
di caldarroste che qui chia-
mano maroni, tram con l’interno illuminatissimo al neon che passano
lenti e puoi
vedere benissimo cosa succede dentro e ci vedi subito parecchie
facce da finelavoro
di finesettimana pronte al sabato che non è detto che sia poi
tutto rose e fiori, in fondo
lavorare ti dà un senso di equilibrio senza bisogno di bere quindici
birre e finire in
(riga 10) qualche triste locale con la solita compagnia.
Ho ordinato qualcosa e un mitico gelato di Mac che è identico
e fintissimo e buonissimo
in tutto il mondo e mi sono messo a guardare l’umanità che entrava,
stazionava,
usciva dal locale che avrebbe potuto essere in qualsiasi luogo
del pianeta che
sarebbe stato esattamente identico. Ho cominciato a notare un
discreto numero di
ragazzini adolescenti, insomma, teenagers che si aggiravano vestiti
a festa, gessa-
(riga 15) ti smoking giaccacravatta papillon scarpe lucide, ragazzine
con vestitini neri spalle
nude brufoli con eleganti abitini da sera niente male, acconciature
pensate e specchiate
e rispecchiate, pancine sporgenti sotto attillate stoffe nere
o bianche, comunque
qualcosa di molto elegante e anche di molto insolito dentro un
posto come
(riga 20) quello. Il numero non era più discreto, anzi, entravano
e uscivano a fiumi come se il
venerdì sera i ragazzini di quella città si vestissero solo così.
Ho guardato la data sul
mio orologio per capire se fosse una specie di festa che non avevo
considerato ma
quel giorno era proprio un venerdì come tutti gli altri nel mondo
eccetto per quella
minoranza che in quel preciso giorno celebra un compleanno o qualche
ricorrenza
(riga 25) che rende per lui e per i pochi a lui legati quella
data più importante del Natale, ma lì
non si trattava di un compleanno, c’era qualcosa di abituale in
quello che mi circondava,
qualcosa di tradizionale, di normale.
Ho avvicinato l’unico gruppetto di ragazzi vestiti da ragazzi
del villaggio globale,
insomma vestiti come il pubblico di un programma di Mtv, scarpe
da ginnastica e
(riga 30) compagnia bella, e ho domandato in inglese come mai
erano tutti così eleganti e
uno in un inglese addirittura molto peggiore del mio mi ha risposto
con una parola,
«uolzer», che è la pronuncia inglese di walzer.
Il venerdì sera i ragazzi si mettono giù meglio che possono in
senso classico e se ne
vanno a ballare il walzer in grandi locali dove orchestre suonano
il walzer viennese,
(riga 35) quello originale, e si può entrare solo vestiti da sera.
Non so perché ma mi sono commosso, voi forse potete spiegarmi
il perché, comunque
io mi sono commosso, il cuore pieno di gioia per questa cosa che
stavo
vedendo, per questo venerdì a ballare il walzer. Pensa che bello
rimorchiare una tua
coetanea chiedendole di ballare il walzer, pensa che bello! Meraviglioso!
(riga 40) Quelli erano proprio abiti che uno si è specchiato e
qualcuno si è sentito molto sod-
disfatto e qualcun altro un po’ arrogante col suo vestito su misura
e qualcun altro
un po’ imbarazzato col suo vestito che era di suo fratello e che
gli va un po’ largo
di spalle e porta comunque i segni di walzer che lui era troppo
bambino per poter
ballare. Mamme a fare orli e guardare con tanto amore quei loro
piccoli eroi da dare
(riga 45) senso a una vita intera in un solo sguardo.
Pensa alla prima volta che ci vai a quel walzer, pensa che emozione.
Sono andato su
in camera e verso mezzanotte sono tornato in quel McDonald’s che
stava per chiudere
ed era pieno di reduci da una sera di walzer. Facce da quadro
dell’Ottocento che
mangiano patate fritte rosse di ketchup, ragazzi in gruppi di
soli ragazzi e ragazze in
(riga 50) gruppi di sole ragazze, vestiti sgualciti, cravatte
allentate, incedere incerto e dolorante
su tacchi prematuri, e qualche coppia, probabilmente fresca fresca,
meravigliosa. Un
za za, un za za, un za za, un za za.
La vita scorre, la vita esplode comunque anche nei luoghi dove
tu probabilmente
non andrai mai, anche nelle città dal nome difficile da dire,
nelle province, nelle capanne,
(riga 55) la vita esplode e l’emozione è l’emozione e ci sono
certe cose che si fanno
come per esempio andare a ballare il walzer il venerdì sera. |
Jovanotti,
Il Grande Boh!, Feltrinelli |
Il protagonista
del racconto , in quale città e stato si trova e in quale periodo
dell’anno ?
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