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È
ANCORA POSSIBILE LA POESIA? |
Ho scritto
poesie, per queste sono stato premiato1, ma sono stato
anche bibliotecario,
traduttore, critico letterario e musicale e persino disoccupato
per riconosciuta
insufficienza di fedeltà a un regime che non potevo amare. Pochi
giorni fa è venuta
a trovarmi una giornalista straniera e mi ha chiesto: come ha
distribuito tante attività
(riga 5) così diverse? Tante ore alla poesia, tante alle traduzioni,
tante all’attività impiegatizia
e tante alla vita? Ho cercato di spiegarle che non si può pianificare
una vita
come si fa con un progetto industriale. Nel mondo c’è un largo
spazio per l’inutile, e
anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione
dell’inutile alla quale
sono sensibili particolarmente i giovanissimi.
(riga 10) In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un
prodotto assolutamente inutile,
ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà.
Ma non è il solo,
essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente
endemica e incura-
bile.
Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli
traduzioni e saggi
(riga 15) critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse
supponendo che il poeta sia
un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate
al massimo. Per
fortuna la poesia non è una merce. […]
Sotto lo sfondo così cupo dell’attuale civiltà del benessere anche
le arti tendono a
confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di
massa, la radio e soprat-
(riga 20) tutto la televisione, hanno tentato non senza successo
di annientare ogni possibilità
di solitudine e di riflessione. Il tempo si fa più veloce, opere
di pochi anni fa sembrano
«datate» e il bisogno che l’artista ha di farsi ascoltare prima
o poi diventa bisogno
spasmodico dell’attuale, dell’immediato. […] In tale paesaggio
di esibizionismo
isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti,
la poesia? La poesia così
(riga 25) detta lirica è opera, frutto di solitudine e di accumulazione.
Lo è ancora oggi ma in
casi piuttosto limitati. […]
Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà
sopravvivere la poesia
nell’universo delle comunicazioni di massa? È ciò che molti si
chiedono, ma a ben
riflettere la risposta non può essere che affermativa. Se s’intende
per poesia la cosid-
( riga 30) detta belletristica2 è chiaro che la produzione
mondiale andrà crescendo a dismisu-
ra. Se invece ci limitiamo a quella che rifiuta con orrore il
termine di produzione,
quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta
un’epoca e tutta una
situazione linguistica e culturale, allora bisogna dire che non
c’è morte possibile per
la poesia.
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E.
Montale, «È ancora possibile la poesia», in Sulla poesia, Mondadori,
Milano, 1976
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1
Il testo ripropone una breve parte del discorso tenuto da Eugenio
Montale all’Accademia di Svezia il 12 dicembre
1975 in occasione del conferimento al poeta italiano del Premio
Nobel per la letteratura.
2 Belletristica: produzione letteraria superficiale riferita alla
produzione di massa, per esempio i generi del romanzo
rosa, giallo, horror. |
Che funzione
logica svolge la parola prodotto nelle frase : «In ogni modo
io sono qui perchè ho scritto poesie , un prodotto assolutamente inutile
, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobilità»
(righe 10-11) ?
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