Italiano [12]
© 2010 Zanichelli Editore
A1

 
La storia più bella
Oggi i bambini, con la TV, conoscono tante storie vere degli uomini e degli animali e
conoscono anche la storia più bella, la prima: come si nasce e si diventa cittadini del
mondo.
Ma quando ero bambino io, le mamme non se la sentivano di dire ai loro figli come
(riga 5) erano venuti al mondo, come se quella storia fosse una cosa brutta.
Quando i bambini, curiosi, volevano sapere come erano nati, le mamme e i papà
raccontavano storie strane: che li avevano comperati al mercato, o che li aveva portati
la cicogna, o che li avevano trovati sotto un cavolo.
A me la mamma aveva detto che mi aveva visto al mercato, che le ero subito pia-
(riga 10) ciuto e mi aveva comperato, anche se aveva pochi soldi.
Ma le bugie, come si sa, hanno le gambe corte, e un giorno scoprii la verità.
Era un pomeriggio di settembre. Mio padre torna dalla caccia con la cagna festosa:
infatti ha nel carniere una grossa lepre. E subito, come di solito faceva, si appresta
a sventrarla.
(riga 15) Io lo aiuto a portare la scala in fondo al cortile, che lui appoggia al fico. Alla scala
lega le zampe posteriori della lepre, che penzola a testa in giù.
Mia madre è lì vicino e sta lavando i panni, curva sul mastello: insapona, sbatte,
spazzola, risciacqua, strizza.
Io corro in casa a prendere la ciotola per raccogliere il fegato, il cuore e la milza
(riga 20) quando il papà aprirà la pancia della lepre. Intanto la cagna, che l’aveva scovata e ora
assiste all’operazione, freme impaziente di addentare le interiora, che sono sempre
sue.
Mio padre, col suo coltellino affilato, comincia a tagliare il pelo del ventre e a
incidere le carni. Il sangue comincia a colare e le sue mani buttano nella ciotola le
(riga 25) frattaglie. Nello stesso tempo vedo che fruga nel corpo della povera bestiola e afferra
qualcosa con delicatezza: sono quattro corpicini bianchi. Me li mostra sul palmo e
dice: - Aveva i leprottini, guarda. Quattro.
All’improvviso una luce squarcia il buio del mistero. E penso: «Allora non è vero
che mi hanno comperato al mercato, ma si nasce dal corpo della mamma, dunque
(riga 30) anche io…»
Come se avesse letto i miei pensieri, mia madre, senza alzare la testa dal mastello,
dice: – Li avrà trovati nell’erba e li avrà mangiati –. E tace.
Tace anche mio padre, forse per non contraddirla, e io ripiombo nel buio. «Guarda
che cosa ho immaginato…» penso.
(riga 35) Mi distrae il tonfo delle interiora sul terreno, che la cagna addenta per portarle in
disparte e mangiarsele.
Riporto in casa la ciotola e la mia testa è piena di pensieri confusi. Il dubbio che
mia madre mi ha messo addosso non riesce a cancellare le parole di mio padre: «Ha
i leprottini…»
(riga 40) Sì, deve essere proprio così, penso: si nasce dal corpo della mamma… e mi pare
una cosa bellissima. La storia più bella.

 

Le formiche

Nella mia casa, d’estate, le formiche erano dappertutto. Io le osservavo con curiosità,
così piccole e sempre in moto, e volevo capire cosa facevano e com’era la loro vita,
ma mi sembrava tutto strano e difficile da capire.
In cucina, di fianco al focolare, c’era un buchino quasi invisibile: da lì all’improv-
(riga 5) viso, vedevo sbucare formicoline nere così piccine che parevano puntini: in fila, una
dietro l’altra come soldati in marcia, andavano. Io, per osservarle bene, mi chinavo
fin quasi a terra e riuscivo a vedere le loro zampette agili, le antenne con le quali
toccavano tutto, e intanto pensavo: «Dove vanno? A fare che cosa? C’è qualcuno che
le guida?»
(riga 10) La mamma diceva quel che dicevano tutti: che andavano in cerca di cibo (semi
e briciole) per l’inverno. Ma tranne qualcuna che faceva grandi sforzi per trascinare
qualcosa di molto più grande di lei, le altre andavano e tornavano dalle loro passeggiate
senza portare niente.
In giardino c’era un’altra tribù di formiche nere, più grosse. L’ingresso della loro
(riga 15) tana era vicino al bordo dell’aiuola e, in certi giorni di sole, davanti alla loro «casa» si
formava una folla di formiche: circondavano una zona e in quello spazio altre formiche
uscivano dal buco tenendo fra le mandibole dei piccolissimi cappuccetti bianchi e
li posavano allineati al sole. Quando il sole stava per tramontare o il cielo si annuvolava,
la folla si agitava e in fretta i cappuccetti bianchi venivano riportati dentro. Le
(riga 20) formiche scomparivano e il buco a poco a poco si chiudeva, nascosto tra i fili d’erba.
Quando pioveva non si vedeva più niente e io mi chiedevo come faceva a non entrare
l’acqua nella tana. In qualche modo ci riuscivano perché, appena tornava il sole,
eccole rispuntare dal buco che si apriva di nuovo, con i loro cappucci bianchi tra le
mandibole. La stessa cosa facevano per molti giorni, e anche più volte in un giorno.
(riga 25) In cortile, vicino alla pompa dell’acqua, sotto una lastra di cemento, scoprii un
giorno una tribù di formiche rosse, piuttosto grosse, che uscivano da una fessura
sotto il cemento. Queste formiche non si mescolavano con le altre, vivevano isolate
nel loro territorio. Un pomeriggio, a qualche metro di distanza dalla loro tana, vidi
due «macchie» di formiche vicine: una era la tribù delle rosse, l’altra una tribù di formiche
(riga 30) nere. I due gruppi erano compatti e vicinissimi. A un tratto, dove le rosse e le
nere quasi si toccavano, cominciò una agitazione e i due gruppi si mescolarono. Sembrava
una festa di formiche che si abbracciavano, ma era invece una guerra, che durò
a lungo. Quando finì, le due tribù si ritirarono ognuna nella sua tana ma sul campo di
battaglia restarono numerosi corpi morti. Alcune formiche rosse e altre nere esploravano,
(riga 35) annusavano, come se cercassero di contare i loro morti, proprio come fanno gli
uomini dopo una battaglia. «Ma perché avevano fatto quella lotta? Anche le formiche
fanno la guerra?» mi chiedevo.
.(Mario Lodi)


Quando l'autore di entrambi i brani era un bambino

A amava molto gli animali e infatti ne chiese uno alla mamma .
B viveva in un'enorme casa di città .
C viveva in una casa di campagna .
D il suo papà allevava le lepri nel cortile di casa .

A2

Quando l'autore era piccolo

A i bambini guardavano la TV e conoscevano così le storie vere .
B non si sapeva ancora come nascessero i bambini .
C i genitori raccontavano spesso ai figli storie strane .
D erano i genitori a raccontare la verità ai figli .

A3

Riguardo alla sua nascita , la mamma dell'autore gli aveva raccontato

A di averlo comperato al mercato .
B che era stato portato dalla cicogna .
C che veniva dalla pancia della mamma .
D che era nato sotto un cavolo .

A4

Quando il papà torna con la lepre

A la mamma sta cucinando .
B l'autore lo aiuta e va a prendere la ciotola .
C la mamma porta la scala in fondo al cortile .
D l'autore ha già pronta la ciotola per le interiora .

A5

L'autore capisce com'è nato davvero

A quando sente la madre che ne parla di nascosto al padre .
B quando vede le interiora della lepre .
C quando la madre glielo spiega in modo preciso .
D quando il padre dice "Aveva i leprottini" .

A6

Quante sono le tribù di formiche che l'autore riesce ad osservare ?

A Una .
B Tre .
C Quattro .
D Due .

A7

Quei cappuccetti bianchi che le formiche portano dentro e fuori dalla tana

A l'autore non sa che cosa siano .
B l'autore suppone che siano chicchi di riso .
C l'autore ci dice che sono uova .
D l'autore capisce che sono briciole .

A8

Per «mastello» (riga 17) si intende

A ruscello .
B coltello da cucina .
C recipiente per il bucato .
D ripiano della lavatrice .

A9

Per «macchia» (riga 28) in questo contesto si intende

A lastra di cemento .
B piccola formica .
C guerra tra molte formiche .
D gruppo di formiche .

A10

I brani che hai letto sono

A la relazione delle vacanze dell'autore .
B il racconto di alcuni episodi dell'infanzia dell'autore .
C pagine di un diario personale .
D lettere ad un amico .



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