ESAME DI STATO
Anno Scolastico 2016 – 2017
PROVA NAZIONALE
Prova di Italiano
Scuola Secondaria di primo grado
Classe Terza


Parte prima-Testo A
IO E LA SCUOLA

A undici anni, seppi che dovevo andare a scuola sola. Questa notizia mi colmò di
sconforto: ma non dissi parola, e nascosi la mia desolazione in un sorriso largo e falso,
perché, da qualche tempo, avevo preso l’abitudine di tacere e sorridere quando sentivo in
me dei sentimenti che mi sembravano vili.
5 Io non ero mai uscita sola; e non ero mai andata a scuola, avendo fatto le elementari in
casa. Venivano maestre a farmi lezione: maestre che mia madre spesso cambiava, perché
ero addormentata, e lei sperava sempre di trovarne una che mi svegliasse. L’ultima era una
giovane signorina con un cappello di feltro; usava dire, quando io dopo lunghe esitazioni le
rispondevo giusto, «Te deum», e lo diceva così in fretta, che io sentivo «tedem» e a lungo
10non riuscii a capire cos’era questo «tedem» bisbigliato fra i denti. Comunque grazie alla
maestra Tedem fui promossa agli esami di licenza elementare.
Mia madre m’informò che ora m’aveva iscritto «al ginasio»: pronunciava questa parola
con una enne sola. Il ginasio era il luogo dove avevo fatto gli esami: e siccome era vicinissimo
a casa, dovevo andarci da sola, e da sola tornare, perché dovevo smettere di essere quello
15 che ero, e cioè un «impiastro».
Io ero «un impiastro» per varie ragioni. Non sapevo vestirmi da sola, né allacciarmi le
scarpe; non sapevo rifarmi il letto né accendere il gas; non sapevo lavorare a maglia, benché
più volte mi fossero stati messi in mano dei ferri da calza; ero inoltre assai disordinata e
lasciavo la mia roba in giro, come se avessi avuto, diceva mia madre, «venti servitori»; quando
20 c’erano invece bambine che alla mia età facevano il bucato, stiravano e cucinavano intieri
pranzi.
Pensai che non avrei smesso di essere «un impiastro» andando a scuola sola. Ormai ero
un impiastro per sempre. Avevo sentito mio padre dichiarare che ero un impiastro per
sempre: e che la colpa non era mia, ma di mia madre, che m’aveva tirato su male e m’aveva
25 viziato. Anch’io pensai che la colpa era di mia madre e non mia: ma questo non mi consolava
del fatto che non ero come quelle bambine svelte e invidiabili, che stiravano e
rammendavano lenzuola, maneggiavano sapone e denari, aprivano e chiudevano con la
chiave la porta di casa e salivano sole sui tram. Da loro mi separavano distanze sconfinate e
senza rimedio. Non c’era, del resto, nulla in cui io fossi dotata: non ero sportiva, non ero
30 studiosa, non ero nulla: e ad un tratto questo, che sapevo da tempo avendolo sentito
ripetere più volte in casa, mi sembrò una grande disgrazia.
Mio padre però non voleva che uscissi sola. A scuola mi doveva accompagnare la donna di
servizio, che tanto, come lui diceva sempre, «non aveva mai niente da fare». «Guai a te se la
mandi a scuola sola», aveva urlato a mia madre; e mia madre gli aveva assicurato che
35 m’avrebbe sempre accompagnato la donna. Mentiva; e io me ne accorsi. Sapevo che a mio
padre si dicevano, ogni tanto, delle bugie: era necessario, perché lui aveva, come ripeteva
sempre mia madre, «un gran brutto carattere», e le bugie servivano a dare a noi tutti un
po’ di respiro, a difenderci dai suoi molteplici comandi e divieti. Io però mi ero accorta che le
bugie dei miei fratelli a mio padre avevano qualche probabilità di durata; ma le bugie che gli
40 diceva mia madre, nascevano malate d’un’intima gracilità, e si estinguevano nello spazio
d’un giorno. Quanto a me, non dicevo bugie a mio padre semplicemente perché non avevo il
coraggio di rivolgergli mai la parola: avevo di lui una sacra paura. Se accadeva che mi
chiedesse qualcosa, gli rispondevo a voce tanto bassa, che lui non capiva e urlava che non
aveva capito: mia madre gli diceva allora cos’avevo detto, e le mie parole, nella voce di mia
45madre, mi sembravano una miseria; facevo un sorriso largo e stupido: il sorriso che s’apriva
sulla mia faccia, quando sentivo tremare in me la paura e la vergogna d’aver paura.
Ero persuasa che mio padre avrebbe presto scoperto che a scuola non mi accompagnava
nessuno: la sua collera usava abbattersi sulle bugie di mia madre con la furia d’una bufera: e
io odiavo d’essere all’origine d’una lite fra i miei genitori: era la cosa che odiavo e temevo di
50 più al mondo.
Pensai che la mia vita passata, quando non andavo a scuola, era stata assai dolce. Era
certo la vita d’un impiastro: ma come l’amavo nella memoria. Mi alzavo tardi, e facevo bagni
lunghi e caldissimi: disubbidendo a mio padre, che esigeva e credeva che io facessi il bagno
freddo in ogni stagione. Poi mangiavo a lungo frutta e pane; e con un pezzo di pane mi
55 mettevo a leggere, stando carponi sul pavimento. Mi dicevo a volte che fra le grandi
sventure che potevano colpirmi, una era che mio padre decidesse di non lavorare più nel suo
istituto, dove passava le giornate vestito d’un camice grigio; ma portasse invece la sua roba a
casa, il camice, il microscopio e i vetrini su cui studiava; e allora tutte le cose che io facevo al
mattino mi sarebbero state proibite, dai bagni caldi al pane mangiato leggendo e per terra.
60 Non ero studiosa. Mio padre ai miei studi non s’interessava, avendo, come spesso
dichiarava, «altro da pensare»; lo preoccupavano invece gli studi d’un mio fratello, maggiore
di me di qualche anno, «che non aveva voglia di far niente», cosa che a lui faceva «perdere il
lume degli occhi». Mia madre lo informava ogni tanto che io «non capivo l’aritmetica», ma
questa notizia non sembrava scuoterlo. Usava però tuonare in generale contro «la
65poltroneria»; e le mie mattinate erano pura poltroneria, e io lo sapevo e lo pensavo,
mangiando pane e leggendo romanzi con un vago senso di colpa e con profondo piacere.
Quando arrivava la maestra, mi tiravo su con le ginocchia formicolanti e la testa confusa;
sedevo con lei al tavolo, e le offrivo i miei compiti monchi e sbagliati. S’arrabbiava e mi
sgridava, ma io non avevo paura: essendo avvezza alle collere di mio padre, le sgridate della
70 maestra Tedem erano per me un tubare di colomba. Fissavo il suo cappello di feltro, le sue
perle, il suo foulard di seta; nessun soffio di paura saliva a me dal suo chignon puntato con
forcine di tartaruga, dalla borsa che aveva posato sul tavolo e che assomigliava alla borsa di
mia madre. Il terrore aveva per me i tratti di mio padre: la sua fronte aggrottata, le sue
lentiggini, le sue lunghe guance rugose e scavate, le sue sopracciglia arruffate e ricciute, la
75sua torva spazzola rossa.
Quando andai a scuola, di colpo la mia vita cambiò. Avevo imparato da poco a leggere
l’ora: non avendo mai avuto bisogno, in passato, di sapere che ora fosse. Adesso, quando mi
alzavo, guardavo l’ora centomila volte, un poco sulla sveglia che avevo sul comodino, e un
poco sul grande orologio che stava sull’angolo della strada, proprio dirimpetto alla mia
80 finestra. Quei due orologi, io li odiavo. La mia vita s’era riempita a poco a poco di cose che
odiavo. Al mio risveglio, con immensa tristezza tiravo su l’avvolgibile e gettavo uno sguardo
sulla strada che m’aspettava, ancora buia, deserta, con l’orologio illuminato da un fioco
lampione. Dovevo andare a scuola da sola; così aveva deciso mia madre. Avrei potuto
rivelarlo a mio padre; ma una simile idea la scartavo subito con spavento. Sarebbero
85 scoppiate bufere, nelle quali anch’io sarei stata travolta. La bugia di mia madre, sulla donna
di servizio che m’accompagnava, stranamente resisteva: era una delle sue rare bugie dotate
di forza vitale.

(Tratto da: Natalia Ginzburg, Mai devi domandarmi, Milano, Garzanti, 1970)
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A1. La madre cambiava spesso maestre alla figlia perché la bambina

(A) aveva un carattere difficile.
(B) era svogliata e lenta nell’apprendere.
(C) mostrava ostilità verso le maestre.
(D) era troppo vivace e indisciplinata.
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A2. Nella frase “quando io dopo lunghe esitazioni le rispondevo giusto” (righe 8-9), la parola “esitazioni” significa

(A) distrazioni.
(B) analisi.
(C) incertezze.
(D) discussioni.
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A3. La parola “Comunque” alla riga 10 può essere sostituita con

(A) quindi.
(B) allora.
(C) difatti.
(D) tuttavia.
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A4. Il “ginasio” era

(A) la scuola preferita dalla mamma della protagonista.
(B) la scuola dove la protagonista aveva frequentato le elementari.
(C) la scuola dove la protagonista aveva conseguito la licenza elementare.
(D) la scuola che la maestra Tedem aveva consigliato alla protagonista.
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A5. Nella frase “quando c’erano invece bambine che alla mia età facevano il bucato” (righe 19-20), il termine “quando” ha un valore

(A) avversativo: mette in contrapposizione ciò che si dice con quanto detto prima.
(B) esplicativo: introduce una spiegazione di quanto detto prima.
(C) temporale: colloca l’azione in un tempo futuro rispetto a quanto detto prima.
(D) conclusivo: introduce la conclusione di quanto detto prima.
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A6. Con l’uso ripetuto di espressioni in forma negativa riferite a se stessa (righe 16-17, 26, 29-30) la narratrice-protagonista intende

(A) evidenziare la sua frustrazione per la solitudine in cui viveva.
(B) elencare i difetti per cui le altre bambine la prendevano in giro.
(C) sottolineare la pessima immagine che si era fatta di se stessa.
(D) dare di se stessa un’immagine da intellettuale senza senso pratico.
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A7. Perché la madre decide che la figlia deve andare a scuola da sola?

.
.
Scrivi in minuscolo
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A8. I genitori della protagonista sono in contrasto riguardo all’educazione della figlia. Ricopia dal testo una frase in cui emerge chiaramente questo contrasto.

Non devi scrivere la frase integralmente.

20→ c’erano invece bambine che alla mia età facevano il bucato, stiravano e cucinavano intieri
pranzi.
Pensai che non avrei smesso di essere «un impiastro» andando a scuola sola. Ormai ero
un impiastro per sempre. Avevo sentito mio padre dichiarare che ero un impiastro per
sempre: e che la colpa non era mia, ma di mia madre, che m’aveva tirato su male e m’aveva
25→ viziato. Anch’io pensai che la colpa era di mia madre e non mia: ma questo non mi consolava
del fatto che non ero come quelle bambine svelte e invidiabili, che stiravano e
rammendavano lenzuola, maneggiavano sapone e denari, aprivano e chiudevano con la
chiave la porta di casa e salivano sole sui tram. Da loro mi separavano distanze sconfinate e
senza rimedio. Non c’era, del resto, nulla in cui io fossi dotata: non ero sportiva, non ero
30→ studiosa, non ero nulla: e ad un tratto questo, che sapevo da tempo avendolo sentito
ripetere più volte in casa, mi sembrò una grande disgrazia.
Mio padre però non voleva che uscissi sola. A scuola mi doveva accompagnare la donna di
servizio, che tanto, come lui diceva sempre, «non aveva mai niente da fare». «Guai a te se la
mandi a scuola sola», aveva urlato a mia madre; e mia madre gli aveva assicurato che
35→ m’avrebbe sempre accompagnato la donna. Mentiva; e io me ne accorsi. Sapevo che a mio
padre si dicevano, ogni tanto, delle bugie: era necessario, perché lui aveva, come ripeteva
sempre mia madre, «un gran brutto carattere», e le bugie servivano a dare a noi tutti un
po’ di respiro, a difenderci dai suoi molteplici comandi e divieti. Io però mi ero accorta che le
bugie dei miei fratelli a mio padre avevano qualche probabilità di durata; ma le bugie che gli
40→ diceva mia madre, nascevano malate d’un’intima gracilità, e si estinguevano nello spazio
d’un giorno. Quanto a me, non dicevo bugie a mio padre semplicemente perché non avevo il
coraggio di rivolgergli mai la parola: avevo di lui una sacra paura. Se accadeva che mi
chiedesse qualcosa, gli rispondevo a voce tanto bassa, che lui non capiva e urlava che non
aveva capito: mia madre gli diceva allora cos’avevo detto, e le mie parole, nella voce di mia
45→ madre, mi sembravano una miseria; facevo un sorriso largo e stupido: il sorriso che s’apriva
sulla mia faccia, quando sentivo tremare in me la paura e la vergogna d’aver paura.
Ero persuasa che mio padre avrebbe presto scoperto che a scuola non mi accompagnava
nessuno: la sua collera usava abbattersi sulle bugie di mia madre con la furia d’una bufera: e
io odiavo d’essere all’origine d’una lite fra i miei genitori: era la cosa che odiavo e temevo di
50→ più al mondo.

Parola iniziale frase : .

Inizio frase è nella riga :
.

Fine frase è nella riga :
.
.
_____________________________
A9. Perché ogni tanto era necessario dire delle bugie al padre della protagonista?

Rispondi con Sì (S) oppure No (N).

Perché il padre era...
a) poco affezionato alla famiglia .

b) autoritario .

c) iroso .

d) sospettoso .

e) severo .
.
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A10. Perché di fronte alle sfuriate del padre la protagonista fa “un sorriso largo e stupido” (riga 45)?

(A) Perché preferisce apparire sciocca agli occhi del padre piuttosto che provocare una lite tra i genitori.
(B) Perché vuole nascondere con il sorriso la violenza con cui è tentata di reagire alle sfuriate del padre.
(C) Perché ha paura del padre ma al tempo stesso rifiuta questo sentimento di cui si vergogna.
(D) Perché teme che le bugie dette al padre siano scoperte e vengano duramente punite da lui.
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A11. Quando la protagonista è capace di trasgredire i principi educativi del padre?


Solo quando .


.
Rispondi in minuscolo
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A12. Del suo passato la protagonista ricorda, accanto a situazioni che le davano sofferenza,
anche momenti felici.
Rintraccia nel testo e ricopia qui sotto una frase che si riferisce a uno di questi momenti felici.


.


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________

A13. Un tema centrale del testo sono le relazioni che la protagonista ha con i genitori.
Indica, per ognuna delle seguenti affermazioni, se si riferisce al suo rapporto con il padre oppure a quello con la madre.
Rispondi con madre (m) oppure padre (p).

La protagonista
a) pensa che la responsabilità dell’educazione sbagliata che ha ricevuto sia da attribuire al padre / alla madre . →

b) percepisce la debolezza del padre / della madre . →

c) suo malgrado, non dice bugie al padre / alla madre . →

d) ha terrore del padre / della madre . →

e) subisce la decisione presa dal padre / dalla madre . →
.
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A14. L’espressione “perdere il lume degli occhi” (righe 62-63) significa

(A) arrabbiarsi moltissimo.
(B) perdere la vista.
(C) spazientirsi in fretta.
(D) ritrovarsi al buio.
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A15. Quando legge romanzi, la protagonista prova “un vago senso di colpa” (riga 66) perché

(A) trascura i compiti di matematica per dedicarsi alle letture che ama.
(B) gode di una opportunità che le altre bambine non hanno.
(C) è consapevole di comportarsi in un modo che il padre disapprova.
(D) sa di essere un impiastro per la famiglia.
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A16. La narratrice-protagonista afferma che “le sgridate della maestra Tedem erano per me un
tubare di colomba
” (righe 69-70).

Per quale motivo le sgridate della maestra sembravano alla protagonista “un tubare di colomba”?


perchè .


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________
A17. L’espressione “torva spazzola rossa” (riga 75) sintetizza due caratteristiche del padre della protagonista che appartengono a piani diversi.
Quali caratteristiche?

Completa la frase sotto, scegliendo le parole dalla lista che segue.

mite/ sopracciglia / rossi / ricci / baffi / capelli / collerico / freddo


Il padre della protagonista era di temperamento e aveva

a spazzola .


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________
A18.Quando andai a scuola, di colpo la mia vita cambiò.” (riga 76).
Indica quali sono i cambiamenti che avvengono nella vita della protagonista (È un cambiamento che avviene (1) oppure ; È un cambiamento che non avviene (2)) .

La protagonista..,
a) è costretta a rispettare l’orario scolastico . →

b) esce di casa senza essere accompagnata . →

c) impara ad amare cose che prima odiava . →

d) si alza presto al mattino . →

e) può finalmente dire la verità al padre . →
.
Rispondi scrivendo un numero (1 o 2)
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A19. Perché la protagonista non dice al padre che va a scuola da sola?

(A) Perché sarebbe nato un violento litigio tra i genitori in cui anche lei sarebbe rimasta coinvolta.
(B) Perché teme di perdere quel poco di libertà che la possibilità di andare a scuola da sola le dava.
(C) Perché pensa che la bugia della madre sarebbe stata sicuramente scoperta dal padre.
(D) Perché l’idea di ingannare il padre la fa sentire solidale con la madre.
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A20. Il testo che hai letto è un testo a carattere

(A) saggistico.
(B) autobiografico.
(C) biografico.
(D) epistolare.
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Parte prima-Testo B
CARTA CONTRO PIXEL

Uno dei video virali più provocatori caricati su YouTube negli ultimi due anni mostra una
bambina di un anno che gioca con un iPad, passando le dita sullo schermo e rimescolando le
icone. Nelle scene successive la vediamo «pizzicare» e cercare di far scorrere anche le pagine
di una rivista cartacea. Pensa che possano comportarsi come uno schermo. Il video
5 sottolinea i suoi gesti inquadrandoli da vicino.
Secondo il padre della bambina, che ha intitolato il filmato «Una rivista è un iPad che non
funziona», le immagini dimostrano la transizione che vive la generazione di sua figlia. Nella
descrizione aggiunge: «Ormai le riviste sono inutili e incomprensibili per i nativi digitali», cioè
le persone che hanno imparato a interagire con le tecnologie digitali fin dalla prima infanzia
10 e che crescono in un mondo in cui libri e giornali convivono con smartphone, e-reader1 e
iPad.
Il video fa emergere una domanda interessante: in che modo la tecnologia cambia la
lettura?
La maggior parte degli studi pubblicati su questo tema ci dice che, come mezzo per la
15 lettura, la carta continua a offrire vantaggi rispetto allo schermo. Esperimenti di laboratorio,
sondaggi e rapporti sulle abitudini dei consumatori indicano che gli apparecchi digitali
impediscono una navigazione efficiente dei testi lunghi, il che incide negativamente sulle
capacità di comprensione. Gli schermi rendono anche più difficile ricordare che cosa
abbiamo letto una volta arrivati alla fine. Inoltre gli e-reader non sono in grado di riproporre
20 le sensazioni tattili tipiche della lettura su carta, di cui alcuni sentono la mancanza.
«La lettura ha una sua dimensione fisica», dice Maryanne Wolf, professoressa della Tufts
University nota per la sua attività di ricerca nel campo delle scienze cognitive. «Può essere
un aspetto più importante di quanto ci piaccia ammettere, mentre barcolliamo, forse senza
le dovute riflessioni, verso l’era della lettura digitale. L’ideale sarebbe conservare il meglio
25 delle vecchie forme di lettura, ma sapere quando è il caso di usare quelle nuove».
Per capire le differenze tra lettura su carta e su schermo è necessario spiegare come il
cervello umano interpreti la lingua scritta. Sebbene lettere e parole siano simboli che
rappresentano suoni e idee, il nostro cervello le considera anche come oggetti fisici. Quando
impariamo a leggere e a scrivere iniziamo a riconoscere le lettere in base a linee, curve e
30 spazi vuoti: un processo di apprendimento che richiede l’uso sia degli occhi sia delle mani.
Uno studio recente, effettuato da Karin James, dell’Università dell’Indiana a Bloomington, ha
mostrato che nei bambini di cinque anni i circuiti cerebrali dedicati alla lettura si attivano
quando provano a scrivere lettere a mano, ma non quando premono i corrispondenti tasti su
una tastiera.
35 Oltre a trattare le lettere come oggetti fisici, è possibile che il cervello percepisca il testo
nella sua interezza come una specie di paesaggio materiale. Quando leggiamo costruiamo
una rappresentazione mentale del testo, simile, secondo alcuni ricercatori, alle mappe
mentali che creiamo per il territorio che ci circonda. Varie prove e studi dimostrano che
quando le persone cercano di ritrovare una frase o una scena in un libro spesso ricordano la
40 posizione nella pagina in cui le hanno lette la prima volta.
Il fatto è che, nella maggior parte dei casi, i libri cartacei hanno una topografia più chiara
dei testi su uno schermo. Un tascabile aperto ci presenta due domini ben definiti – la pagina
sinistra da una parte e quella destra dall’altra – con otto angoli grazie ai quali ci possiamo
orientare. Siamo in grado di concentrarci su una singola pagina senza perdere di vista il testo
45 nella sua interezza, e possiamo percepire con le mani lo spessore delle pagine che abbiamo
già letto, a sinistra, e di quelle che ci restano da leggere, a destra. Girare le pagine è come
lasciare un’impronta dopo l’altra lungo un cammino: è un’azione che ha un certo ritmo e
lascia una testimonianza visibile di quanta strada abbiamo fatto. Tutto ciò rende il libro
cartaceo più facile da “navigare”, e ci aiuta a crearcene una mappa mentale coerente.
50 Al contrario, la maggior parte dei dispositivi digitali interferisce con la navigazione
intuitiva di un testo e ci impedisce di mappare il percorso seguito dalla nostra mente. Chi
legge un testo in formato digitale può scorrere con il mouse un flusso di parole senza alcuna
interruzione, passare alla pagina successiva con un tocco e sfruttare la funzione di ricerca per
individuare al volo una particolare frase. Ma avrà difficoltà a cercare all’interno del testo una
55 scena che ricorda vagamente. Per fare un’analogia, immaginate che cosa succederebbe se
Google Maps ci permettesse di percorrere ogni singola via di una città ma non di allargare
la prospettiva per vedere la mappa di un intero quartiere. Sebbene gli e-reader e i tablet
riproducano l’impaginazione dei libri – a volte con tanto di numeri di pagina, testatine e
illustrazioni – uno schermo mostra solo una o due pagine virtuali per volta. Appena passiamo
60 oltre, quelle pagine diventano invisibili. È come se invece di guardarci intorno, mentre ci
arrampichiamo su per un sentiero di montagna, vedessimo alberi, pietre e muschi passarci a
fianco in una serie di scatti, senza traccia di quello che abbiamo superato e senza alcuna
possibilità di vedere ciò che si prospetta più avanti.

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1 e-reader: apparecchio elettronico per leggere testi in formato digitale

(Tratto e adattato da: Ferris Jabr, Carta contro pixel, in “Le Scienze”, Gennaio 2014)
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B1. Chi sono i “nativi digitali”?

Completa la frase ricopiando le parole del testo.


.


.
Rispondi in minuscolo
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B2. Perché la bambina ripresa nel video si trova in una situazione di transizione?

(A) Perché nella prima infanzia ogni bambino attraversa un periodo di passaggio dalle immagini alle parole scritte.
(B) Perché la generazione della bambina si trova in una fase di passaggio tra due modalità di lettura.
(C) Perché la bambina passa dall’iPad alle riviste cartacee.
(D) Perché la bambina sfoglia la rivista come se fosse un iPadIl testo che hai letto è un testo a carattere.
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B3. Alle righe 17-18 si legge “il che incide negativamente sulle capacità di comprensione”.
A quale frase si riferisce “il che”?
Ricopiala.


.


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________
B4. Varie parole nel testo appartengono al campo semantico “lettura su carta” (ad esempio: libro, inchiostro…) e altre appartengono al campo semantico “lettura su schermo” (ad esempio: pixel, icona…).
Nel testo da riga 41 a 49, un verbo che appartiene al campo della lettura su schermo viene però usato in riferimento alla lettura su carta.
Quale verbo?


.


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________
B5. Il verbo “barcolliamo” nella frase “mentre barcolliamo … verso l’era della lettura digitale” (righe 23-24) ha un valore figurato e significa

(A) ci avviamo senza preparazione.
(B) siamo spinti contro la nostra volontà.
(C) procediamo sicuri delle nostre conoscenze.
(D) avanziamo fra dubbi e incertezze.
_____________________________
B6. Il testo e la figura mettono a confronto la lettura su carta e la lettura su schermo.
Indica se le affermazioni sotto elencate si riferiscono alla lettura su carta (1), alla lettura su schermo (2) o a tutte e due (3).


a) La comprensione del testo nel suo insieme è resa
più facile. →

b) Si ricorda meglio ciò che si è letto. →

c) La lettura procede da una pagina alla successiva. →

d) La vista si affatica di più. →

.
_____________________________
B7. Perché è importante che i bambini imparino a scrivere a mano e non utilizzando una tastiera?


.


.
Rispondi in minuscolo
_____________________________

B8. Alcune caratteristiche del libro cartaceo, come sostengono alcuni ricercatori, hanno uno stretto legame con le operazioni che la nostra mente compie leggendo.
Tenendo conto delle informazioni date dalla figura, collega gli elementi della colonna di sinistra con quelli della colonna di destra. (Attenzione: nella colonna di destra c’è un elemento in più.)

 

Caratteristiche del libro cartaceo
A. spessore delle pagine già lette e ancora da leggere. →

B. posizione di una frase o di un brano rispetto ai punti di riferimento dati dagli angoli delle pagine. →

C. carta e parole stampate riflettono la luce. →

D. pagine sfogliabili in fretta e consultabili contemporaneamente. →

.
_____________________________
B9. Nel testo sono espressi punti di vista diversi riguardo alla lettura su schermo paragonata
alla lettura su carta.
Completa le tre frasi che seguono, ognuna relativa a un diverso punto di vista. Inserisci le parole appropriate negli spazi vuoti, scegliendole dagli elenchi sottostanti ciascuna frase. (Attenzione: in ogni elenco ci sono delle parole in più).

B9.1 Completa la frase sotto, scegliendo le parole dalla lista che segue.

generazioni / convivere / schermo / scomparire / pubblicazioni / carta / diffondersi


Libri e riviste sono destinati a perché per le nuove la lettura su

verrà soppiantata dalla lettura su .


.
Rispondi in minuscolo
 
_____________________________
B9.2 Completa la frase sotto, scegliendo le parole dalla lista che segue.

come / quando / usare / accuratamente / sapere / entrambe/ comunque


Si dovrebbero conservare le forme di lettura: l’importante è quando

l’una e l’altra.

.
Rispondi in minuscolo
 
_____________________________
B9.3 Completa la frase sotto, scegliendo le parole dalla lista che segue.

progressi / coerente / carta / invalicabili / risultati / schermo/ insuperati


In base ai di vari studi, si può sostenere che la lettura su ha limiti

per ora perché non consente al lettore di formarsi una rappresentazione

mentale del testo.


.
Rispondi in minuscolo
 
_____________________________
B10. L’espressione “fare un’analogia” a riga 55 significa

(A) fare una citazione.
(B) fare una previsione.
(C) fare un paragone.
(D) fare una analisi.
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B11. Perché nel testo ci sono diversi termini in lingua inglese?

(A) Perché indicano prodotti utilizzati prevalentemente nei Paesi dove si parla l’inglese.
(B) Perché l’uso di termini in lingua inglese è una moda diffusa tra i giovani.
(C) Perché il lessico della lingua italiana è meno ricco di quello della lingua inglese.
(D) Perché indicano tecnologie sviluppate originariamente negli Stati Uniti.
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B12. Quale conclusione può trarre il lettore da questo testo?

(A) La lettura mediante dispositivi digitali non può sostituire in ogni occasione la lettura su carta.
(B) L’uso di dispositivi digitali favorisce l’apprendimento della lettura e della scrittura nei bambini.
(C) iPad e tablet facilitano la lettura e così favoriscono la diffusione della cultura.
(D) I giovani preferiscono la lettura su schermo, gli anziani quella su carta.
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B13. Il testo è intitolato “Carta contro pixel”.
Quale altro titolo sarebbe adatto per sintetizzare il senso del testo?

(A) Abbasso la carta, avanti i pixel!.
(B) Nuove tecnologie: la lettura prende il volo.
(C) Non buttiamo a mare il vecchio per il nuovo!.
(D) Carta o schermo? Non c’è differenza.
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PARTE SECONDA
Riflessione sulla lingua
C1. Il testo che segue è stato scritto senza accenti e senza apostrofi.

Quel ragazzo non sta mai fermo, si muove un po troppo, corre su e giu, di qua e di la; non da mai segni di stanchezza…

Indica se, nel testo che hai letto, queste parole andavano scritte con l’accento (1), con l’apostrofo (2), oppure senza alcun segno grafico (3).


a) sta. →

b) po. →

c) su. →

d) giu. →

e) qua. →

f) la. →

g) da. →

.
Rispondi scrivendo un numero (1 o 2 o 3)
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C2. In quale delle seguenti frasi la parola sottolineata ha la funzione di avverbio?

(A) Vorrei sapere quanti ragazzi verranno alla festa.
(B) Quello è il mio libro.
(C) Alcuni non hanno capito il problema.
(D) Questa storia mi piace poco.
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C3. Osserva le seguenti coppie di parole composte e indica in quale di esse le due parole sono formate da una preposizione + un nome.

(A) scolapasta, crocevia.
(B) cartapesta, camposanto.
(C) agrodolce, verdeazzurro.
(D) dopoguerra, sottaceto.
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C4. Qual è il soggetto delle frasi che seguono?
Scrivilo vicino ad ognuna.

Attenzione: scrivi il soggetto anche quando è sottinteso.

a) L’hai avuto l’invito?

b) A lei non piace la verdura. →

c) Dove l’avete messa la mia cartella?

d) Il mio libro l’hai preso tu?

e) Vi interessa questo spettacolo?

f) Correvano tutti verso la piazza. →


.
Rispondi in minuscolo.
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C5. Nel breve testo che segue ci sono quattro parole che oggi si usano in forma diversa.

“Un giovine signore, alto, di fisico proporzionato e portato alla tristizia, era legato da un forte sentimento di amistà a un poeta famoso. Benché non si vedessero frequentemente, più passava il tempo, più il loro legame, invece di spegnersi, si riscopriva novo …”

Scivi SOLO le quattro parole richieste
1)

2)

3)

4)



.
Rispondi in minuscolo.
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C6. Scrivi nello spazio vuoto la preposizione mancante.


1) L’intera regione si rifornisce energia elettrica dalla centrale di Cerano.

2) Non si può contare sua discrezione.

3) Luca mi pare propenso partecipare alla gara.

4) La pioggia ci costringe restare a casa.

5) Diversamente quello che pensavo, i pipistrelli sono mammiferi.
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Rispondi in minuscolo.
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C7. In quale delle seguenti frasi la parola sottolineata introduce una interrogativa indiretta?

(A) Non so se arriveremo in tempo.
(B) Non se ne sono nemmeno accorti.
(C) Accetto la proposta senza se e senza ma.
(D) Se sapesse che cosa fare lo farebbe.
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C8. In quale delle seguenti frasi c’è una espressione polirematica (cioè un gruppo di parole
con un significato unitario, ad es.: asilo nido, vasca da bagno)?

(A) La ruota della bicicletta era deformata e allora l’ho sostituita con una nuova.
(B) Ieri durante la cena a casa di amici è arrivato all’improvviso mio cugino Francesco.
(C) Guarda che le decisioni sulle vacanze dobbiamo prenderle assieme!
(D) A Carnevale le strade si colorano di stelle filanti e di coriandoli.
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C9. Leggi il seguente periodo.
Quando ci siamo incontrati mi hai detto che mi avresti telefonato, ma poi non l’hai fatto e
così, dato che non avevo più tue notizie, mi sono preoccupata
”.

Quante frasi ci sono in tutto?


.


.
Rispondi in minuscolo
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C10. Nel breve brano che segue sono state eliminate alcune congiunzioni.
Inserisci negli spazi vuoti la congiunzione appropriata scegliendola tra quelle proposte.

Attenzione: utilizza le parole della lista una volta sola; nella lista ci sono congiunzioni che non servono.


ma / bensì / oppure / ovvero / altrimenti / perciò / però


La proboscide degli elefanti la conoscono tutti; non tutti sanno, , quel

che può fare. È come un braccio possente terminante in una mano prensile,

rimane pur sempre un naso, e svolge anche la primigenia

funzione olfattiva e respiratoria.

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Rispondi in minuscolo